I rischi nel prescrivere farmaci A Reggio Emila un paziente muore dopo aver assunto un antibiotico prescritto dal dentista. Quali i reali rischi nella prescrizione di un farmaco? Lo abbiamo chiesto al prof. Giovanni Lodi

Nei giorni scorsi i quotidiani locali di Reggio Emilia hanno riportato la notizia di un paziente morto dopo aver assunto un antibiotico prescritto dal suo dentista. La Procura ha aperto un’inchiesta per appurare le eventuali responsabilità dell’odontoiatra che lo stava curando, anche se, stando a quanto riporta la stampa locale, potrebbe essere stato lo stesso paziente a non segnalare all’odontoiatra l’allergia al farmaco visto che soffriva di amnesia, almeno secondo quanto dichiarato dal fratello della vittima.

Ma è così rischioso, per un dentista, prescrivere un farmaco ai pazienti? 

Lo abbiamo chiesto al prof. Giovanni Lodi (nella foto) dell’Università di Milano, direttore della Struttura Complessa di Odontostomatologia 2 dell’Ospedale San Paolo, direttore scientifico di Dental Cadmos e fondatore dell’Associazione ACAPO.

Sulla tragica vicenda non posso ovviamente esprimermi, non ho gli elementi per poter capire cosa sia successo, potrebbe trattarsi di una rara reazione allergica”, dice ad Odontoiatria33 il prof. Lodi.“Riguardo ai ricchi di prescrivere un farmaco la risposta è certamente positiva: gli unici farmaci assolutamente privi di rischi sono quelli privi di effetti. Quindi anche i farmaci che prescriviamo noi odontoiatri, che sono relativamente pochi e ben noti, possono causare problemi invece che dare beneficio”, ci spiega.

Consideriamo che nove italiani su dieci con più di 65 anni assumono almeno un farmaco al giorno e che uno su quattro ne assume dieci o più.

Il rischio è quindi l’interazione tra il farmaco che gli prescriviamo con quelli che lui regolarmente assume.

In letteratura sono molti i casi di pazienti deceduti che assumevano farmaci anticoagulanti a cui è stata prescritta un gel antimicotico che ha provocato un aumento significativo dell'INR e una conseguente emorragia cerebrale. Certo, sono casi limite, ma ci ricordano che anche un farmaco all’apparenza innocuo come un gel antimicotico possa essere causa di emorragia cerebrale”. “I farmaci –continua- possono anche richiedere modifiche dei nostri piani di trattamento, è il caso dei bifosfonati e di altri farmaci che agiscono sul metabolismo osseo”.

Il consiglio del prof. Lodi è quello di fare un’attenta anamnesi con il paziente per capire quali patologie ha, quali farmaci assume e se il paziente ha dei dubbi: “confrontatevi con il suo medico curante”.

Poi l’odontoiatra deve conoscere le interazioni del farmaco che vuole prescrivere”, sottolinea il prof Lodi.

Ma come fa un odontoiatra a conoscere tutte le interazioni? 

È impossibile, nessuno le conosce tutte perché i farmaci sono migliaia e le interazioni sono decine di migliaia”, dice il prof. Lodi.“Ovviamente dobbiamo conoscere quelle più importanti. Che il micorazzolo inerferisca con il warfarin è una cosa che non possiamo non sapere, però ci sono tante interazioni nuove, ogni mese ne scopriamo altre, quindi dobbiamo di utilizzare degli strumenti che permettono di capire le interazioni come ad esempio Codifa, una piattaforma dove inserendo i nomi dei farmaci che il paziente assume e quello che volgiamo prescrivere ci segnala le eventuali criticità”.

Volendo sintetizzare e consigliare, il paziente più a rischio è quello che assume farmaci che interferiscono con l’emostasi. Ma dobbiamo sempre raccogliere un’attenta anamnesi farmacologica e quando prescriviamo, farlo con attenzione”, conclude il prof. Lodi. Non dobbiamo mai abbassare la guardia, anche quando prescriviamo il solito farmaco che non ha mai fatto male a nessuno”.

Fonte dell'articolo :sito internet Odontoiatria33   del 21 dicembre 2023